Racconti dell'orto (I)

Riferimento: 9788897405283

Editore: La Conchiglia di Santiago
Autore: Pertici Giancarlo
In commercio dal: 20 Aprile 2015
Pagine: 132 p., Libro in brossura
EAN: 9788897405283
14,00 €
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Descrizione

Giancarlo Pertici si fa scrittore, inizia a produrre/mettere su carta i racconti di questo libro. Una tensione positiva lo porta a scrivere, l'energia è nel desiderio, quasi bisogno di dare memoria ad un vissuto fatto di relazioni, eventi, luoghi e valori. Racconti ambientati negli anni cinquanta e sessanta, perlopiù a San Miniato, città natale. Ampio spazio alla memoria dello scrittore bambino. Un bambino speciale, dotato di sensibilità, curioso, ben attento ai dettagli, consapevole del suo pensare ed agire e di quanto intorno a lui accade. Nella quotidianità del bambino Giancarlo c'è una persona che più di ogni altra ha segnato nel bene tutta la sua vita. Ecco, il libro si apre con il racconto dedicato a Nonno Nuti. Intensità, bellezza nel delineare un legame che si tesse in perfetta armonia, nel rispetto, un reciproco donare l'un l'altro senza chiedere, una reciproca leggera aspettativa appagata in una quotidianità semplice, essenziale, vera, pervasa dal piacere di esserne responsabili. Un bel regalarsi tanto. Si libera sicurezza, reciproca protezione, tutto si diparte da minute percezioni, la regia è affidata ai sentimenti, al sentire di poter piacevolmente contare su una presenza che si fa per entrambi profonda ed intensa in un giorno dopo giorno, che diventa vivo ricordo. È il fare uscire la stesura di questo racconto, che ha determinato nello scrittore movimento, consapevolezza, forte bisogno di dare memoria, desiderio di far meravigliare e di emozionare. Questo racconto offre la chiave di lettura dell'intera opera. Così scrive nella prefazione Cecilia Alessi, una donna che da più di trent'anni vive in Romagna, lontana dalla sua città di origine, quella San Miniato descritta nelle pagine di I racconti dell'Orto, primo libro di Giancarlo Pertici, pagine che hanno anche un interesse antropologico, descrivendo un mondo che non esiste più, ma che - fino a non molti anni fa - sembrava marchiare in eterno quei luoghi e quegli spazi. È insomma una specie di aiuto postumo che lo scrittore dà ai turisti, ma anche ai nuovi abitanti di quei luoghi, descrivendo qualcosa, nei fondi dei negozi, nei segni sui muri, negli archi sotto le case e negli spazi aperti e chiusi, che non esiste più, ma di cui si può ancora sentire il respiro. Al punto che anche un lettore comune, che non conosce quel luogo, che per molti scrittori di Sette-Ottocento è una specie di paradiso terrestre, può trarre grande sollievo, dalla semplice conoscenza di quel mondo, poverissimo, ma pieno di grande dignità, di umanità, di spessore.